Quater Pass a Porta Ticinese
Dopo Sant’Ambrogio, quella di Sant’Eustorgio è la basilica milanese più importante d’epoca lombarda, un angolo di storia sospeso tra Navigli e chiese, vecchie case di ringhiera, balconi fioriti e vicoli suggestivi quanto pittoreschi.
Secondo la tradizione la basilica fu realizzata dal vescovo Eustorgio, per accogliere al proprio interno le spoglie dei Re Magi, donate dalla città di Costantinopoli, poi trafugate e portate a Colonia nel XII secolo. I primi resti, visibili sotto l’abside, son d’epoca paleocristiana, risalenti al VI secolo, in seguito, l’impianto originario della basilica ha subito molte modifiche e aggiunte, fino ad assumere l’aspetto odierno, con la facciata neoromana e uno sviluppo interno su tre navate, rette da pilastri inclinati verso l’esterno, così da produrre la maggiore illusione ottica possibile.
Adiacente la chiesa è ubicata la Cappella Portinari, uno tra i capolavori assoluti dell’arte rinascimentale lombarda. Realizzata circa tra il 1462 e il 1468, su commissione di Pigello Portinari, essa rappresenta una perfetta fusione tra architettura, pittura, scultura e arti decorative, oltre a essere una testimonianza fondamentale dell’originaria fusione tra linguaggio rinascimentale toscano e cultura lombarda. Al centro della cappella Portinari potete apprezzare l’arca di San Pietro Martire, una gemma d’arte gotica scolpita nel marmo bianco di Carrara da Giovanni Balduccio nel XIV secolo.
La Darsena di Porta Ticinese era il cuore mercantile ed economico di Milano, un porto scavato ai piedi dei bastioni tra i più importanti in Italia per volume di merci movimentate. Nella Darsena sfociano le acque del Naviglio Grande, il più antico e lungo canale della città (50 km circa), in un anfratto del quale, inaspettato vi appare lo storico Vicolo dei Lavandai, dedicato ai lavandai non alle lavandaie, poiché una volta quando il mestiere si tramandava di generazione in generazione, e vi erano famiglie e dinastie di lavandai, a occuparsi di servizi di lavaggio erano gli uomini, organizzati in confraternita. Ancora in uso fino a settant’anni fa e restaurato di recente, il vicolo mantiene inalterata tutta la sua romantica semplicità. Inoltre, potete ammirare una centrifuga del primo Novecento, impiegata per asciugare i panni, caratteristica testimonianza della quotidianità popolare di un’epoca.